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Sono nato a Catania nel maggio del '54.
Il primo viaggio fuori dalla Sicilia l'ho compiuto con mio padre nell'agosto del 1968, a Roma (ricordo che sulla televisione di un bar di Piazza Colonna scorrevano le immagini dei carri armati sovietici che sciamavano per Praga). Due anni dopo, a sedici anni, feci il mio primo viaggio da solo: Liverpool e l'Inghilterra remota di un mondo non ancora globalizzato. Nel 1974, a vent'anni, lasciai definitivamente Catania. Laurea in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, servizio militare dalle parti di Cassino, Abilitazione alla Sapienza di Roma, Master alla Bocconi di Milano, ho lavorato per multinazionali, medie e piccole aziende industriali. Siciliano e svizzero, dal 1989 vivo nella Confederazione.

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Amo la politica e mi sarebbe piaciuto farla, ma la mia carriera fu stroncata nel 1970, ad appena 16 anni.

Primavera inoltrata, dal terzo piano di casa, in pieno centro a Catania, vedevo le tegole del palazzo di fronte e, in basso, i muri pieni di grandi fogli con delle facce e dei numeri e disegni stampati accanto. Sulla strada un tipo alto e segaligno, con tonaca nera e cappellone rotondo, curvo come una canna sull’orecchio di una vecchietta, indicava con un dito le facce da votare: era Don XYZ, il parroco del quartiere. Qualche anno dopo seppi che teneva famiglia e che aveva intestato le case comprate coi soldi della parrocchia… alla “consorte”.

Negli anni successivi, tutte le volte che sentivo parlare di “politica”, comparivano i poveracci con i cappelli in mano da una parte e le facce sguaiate di quelli che erano stati eletti dall'altra. ​Decisi di lasciar perdere la politica, di cominciare a viaggiare e di studiare quel che più difficile mi veniva in mente e che più facilmente mi avrebbe dato lavoro e portato via da quelle lande...

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Ho passato la vita studiando e guadagnandomi da vivere lavorando-viaggiando. La politica, però, ha sempre continuato ad interessarmi. Ho votato tutte le volte che  ho potuto, non sono mai stato iscritto ad alcun partito, né mi sono mai candidato. A ben guardare, credo, che il mio interesse per la politica derivi da quello per l'umanità.
Un giorno Julia Dobrovol'skaja mi disse, scuotendo il capo: "Mi ricordi i dissidenti sovietici, fai delle disgrazie di tutti una tragedia personale".
Aveva ragione e, riflettendo sulla sua considerazione, ho capito che la mia rabbia è accentuata dal fatto che sono ingegnere, dal fatto che mi rendo conto che, se da un lato la conoscenza umana ha raggiunto vette prometeiche, dall'altro i problemi del mondo non sono affrontati in modo onesto, scientifico, sistematico... direi che non sono affrontati per nulla. E ciò, me ne convinco sempre di più, non per caso, ma per deliberato calcolo.
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Qualcosa di più sui miei libri.

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